Una storia di lotte

Luoghi e persone sono legati da un meccanismo indissolubile di reciproco modellamento, di speculare contaminazione.
Si parlano, si influenzano, si modificano.

Si abitano a vicenda.

Per questo, Tor Bella Monaca è un quartiere nato due volte.

La prima, quando urbanisti e ingegneri l’hanno disegnata.

La seconda, quando i suoi abitanti se la sono lottata.

Arrivando in quel nuovo lembo di periferia, migliaia di famiglie si rendono conto che avere un tetto sopra la testa è solo il primo passo verso una vita dignitosa.

Per tutti questa è stata una vera deportazione, qui non c'è un posto dove incontrarsi, tranne le assemblee dove cominciamo a conoscerci
Anna legge un estratto di un documento del Comitato di Quartiere del 1986

Nel portare avanti le proprie rivendicazioni, gli abitanti di Tor Bella Monaca mostrano fin da subito una profonda capacità di organizzazione e di strutturazione della rappresentanza.

Archivio comitato di quartiere - 1986

Molti di loro, infatti, hanno consuetudine con le battaglie per i diritti e si conoscono già da tempo, perché hanno condiviso la vita in occupazioni o l’esperienza della Lista di lotta, protagonista delle battaglie per la casa a Roma.

Il Comitato di quartiere
Nel 1983 nasce il Comitato di lotta, poi trasformato in Comitato di Quartiere.

Nei vari comparti, ogni scala elegge almeno due delegati, che compongono una sorta di consiglio, anello di congiunzione tra l’organo esecutivo del Comitato e la base dei cittadini.

Si decide, inoltre, di dividersi in commissioni tematiche: sanità, scuola, disabilità, trasporti, verde, cultura, manutenzione.

Le riunioni avvengono, negli appartamenti, nei cortili o negli androni dei palazzi.

Picchetti, blocchi stradali, manifestazioni al Campidoglio.

Anno dopo anno, il Comitato di Quartiere apre numerose vertenze e si muove su tutti i fronti problematici.

La partecipazione è ampia e sentita.

Festival contro il degrado - 1986

Nell'arco di un decennio, si raggiungono traguardi importanti, che cambiano il volto del quartiere:

l’arrivo del primo autobus, che collega le torri più lontane con la Casilina;

l’apertura dell’Ente comunale che vende beni di prima necessità a prezzi calmierati;

l’inaugurazione della polisportiva.

Festival contro il degrado - 1986

Sono soprattutto tre, però, le battaglie destinate a dare un futuro a Tor Bella Monaca:
quella per il diritto all’istruzione, alla salute e all’abitare.

Diritto all'istruzione

15 settembre 1983, in Italia ricomincia l’anno scolastico.

Per tutti, ma non per i bambini di Tor Bella Monaca.
Le scuole, infatti, ci sono, ma non sono pronte per essere utilizzate:
mancano le rifiniture, gli allacci elettrici e soprattutto i banchi, le sedie e le lavagne.

Tocca quindi ai genitori mobilitarsi per garantire il diritto allo studio dei propri figli, dando il via a tre settimane di lotta serrata.

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Un’altra tappa fondamentale nella battaglia per il diritto all’istruzione è l’apertura, nel 1988, di quello che oggi è il Liceo Amaldi, il primo oltre il GRA.

Una conquista ottenuta dai cittadini in aperta opposizione ai progetti del Ministero dell’Istruzione, che riteneva più adatto alla periferia un istituto tecnico o professionale.

Diritto alla salute

Ottobre 1986, Lungo i marciapiedi di via dell’Archeologia e nei cortili dell’R5 i bambini giocano a pallone, si rincorrono, sfrecciano in bicicletta.

Tra loro, c’è anche il piccolo Andrea Sperelli, di 5 anni, occhi grandi e cuore fragile.







Il suo nome, purtroppo, è destinato a rimanere legato per sempre a una delle pagine più tristi di Tor Bella Monaca, ma anche a una delle sue proteste più rabbiose e disperate.

Volantino Comitato di Quartiere - 1986
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da il Messaggero - 1986

Con la morte di Andrea, Roma si accorge di Tor Bella Monaca e del suo abbandono. Tra le torri e gli stradoni, arrivano i politici locali e dietro a loro i giornalisti.



Per diversi giorni, le pagine di cronaca e i servizi dei telegiornali raccontano un quartiere dove il diritto alle cure, anche quelle basilari, è un miraggio.

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da TG2 - 28 Ottobre 1986

Alle proteste seguono importanti conquiste in tema sanitario, come l’apertura della farmacia comunale, l’avvio di un servizio di ambulanza a prezzi popolari e quello di un servizio medico anche a domicilio.



Inoltre, qualche anno dopo la tragedia di Andrea Sperelli, viene inaugurato il poliambulatorio di via Cambellotti, primo presidio sanitario pubblico della zona.

Diritto all’abitare

Marzo 1990, Non sono passati neanche 10 anni dalla costruzione di Tor Bella Monaca, ma le condizioni di molte case e di quasi tutti gli spazi comuni sono pessime.

Gran parte della vita sociale, dalle assemblee alle feste per bambini, si concentra nelle strade o negli androni dei palazzi.

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da archivio personale Compagnia delle Bollicine - 1994

Il comparto più grande e complicato dell’intero quartiere è l’R5, che ha bisogno di una profonda riqualificazione.

Per chiederla, il Comitato di Quartiere inscena una protesta che attira le attenzioni di istituzioni e giornali: una tenda viene installata proprio in prossimità del gigantesco edificio.

Il presidio permanente dura 70 giorni, divenendo un punto di incontro, aggregazione e discussione sul futuro del quartiere e sulle speranze dei suoi abitanti.

volantino prodotto dal Comitato di Quartiere e dall’Associazione Inquilini Assegnatari - 1990

Poi il sindaco di Roma Carlo Carraro decide di farlo sgomberare con la forza.

Il seme, però, è gettato.

Da quell’esperienza nasce un progetto di riqualificazione dell’R5, firmato dal Centro Iniziativa Architettura Urbana, che vede effettivamente la luce nel 1992, finanziato con 2,5 miliardi di lire dal Comune di Roma.

Mezzi pubblici, scuole, presidi sanitari, attività commerciali, opere di manutenzione e ristrutturazione.

Nel primo decennio di vita, Tor Bella Monaca viene letteralmente ri-costruita dai suoi abitanti, spesso senza il supporto delle istituzioni ma anzi in aperto contrasto.

E queste battaglie di dignità sono il cemento che unisce e solidifica una comunità molto giovane ma anche molto determinata.

Una collettività che per crescere sente anche il bisogno di sperimentare spazi sociali di condivisione.

Il prossimo capitolo La costruzione di
spazi sociali

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