Una nuova comunità educante

Che volti ha, oggi, la comunità educante di Tor Bella Monaca? Le facce, le storie, le vite che la compongono sono tante: genitori, insegnanti, educatori, operatori sociali, volontari, attivisti, cittadini che dedicano parte del proprio tempo agli altri e al quartiere.
Una collettività composita ma con un centro di gravità ben definito:
la scuola

Giulietta Stirati Docente Liceo Amaldi Abbiamo bisogno di persone che sappiano attingere al proprio potenziale

È difficile abitare in questa parte di Roma, perché mancano cose che dovrebbero essere scontate, come i luoghi di aggregazione.
Qui non si può andare a fare una passeggiata senza prendere la macchina; i miei studenti si incontrano al centro commerciale. Manca il senso della città, il senso della comunità.
Da questo punto di vista, il Liceo Amaldi è un vero presidio, perché permette ai ragazzi di sperimentare cosa significa vivere in gruppo e gli trasmette l’idea del tempo e dello spazio collettivi

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Nell’insegnamento, i miei maestri sono Gianni Rodari, Don Milani e Bell Hooks e penso che la cultura debba piantarla di essere il potere di pochi su tanti. La cultura libera, io parto da questo. Abbiamo bisogno di formare persone che sappiano attingere al proprio potenziale. A scuola, un ragazzo non puoi riempirlo di compiti, mettergli due e dirgli che non vale niente

Francesco Tomasi - Insegnante di musica dell’IC Melissa Bassi
Laura Casuccio - Maestra dell’IC Melissa Bassi
Bruna Alberico - Collaboratrice scolastica dell'IC Melissa Bassi

Alessandra Scamardella Dirigente Scolastico IC Melissa Bassi Educazione significa guardare avanti e oltre

La comunità educante è un universo vastissimo, i cui protagonisti assoluti sono gli alunni, ma che è fatto di docenti, personale non docente, famiglie, collaboratori interni ed esterni all’istituto, le reti di scuole, le associazioni, gli enti istituzionali e politici.
È un concetto che, per me ha un valore attivo, perché il mondo educativo non l’ho mai accettato con un carattere di passività, ma sempre come un guardare avanti e oltre. L’educazione non è solo una costruzione ma un continuum.

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Ho deciso di diventare Dirigente Scolastico per provare a realizzare un’idea di scuola inclusiva, aperta continuamente, non solo al cambiamento ma anche ad accogliere secondo le caratteristiche di alunno, senza livellamenti. Un modello di scuola importante soprattutto in un luogo come Tor Bella Monaca, dove il disagio è trasversale.

È un’istituzione forte e fragile allo stesso tempo, la scuola.
E in un quartiere così duro e contraddittorio è capace, da sempre, di farsi carico delle difficoltà e delle debolezze, con fatica e coraggio.

La scuola deve dare ai ragazzi l’alfabeto, le parole con cui potersi esprimere, con cui dire le cose che sono importanti per loro
Serafina Le Fosse - Docente dell’IC Melissa Bassi

Maria Rosaria Autiero Dirigente Scolastico del Liceo Amaldi Dobbiamo formare ragazzi che siano soggetti attivi nella società

Di Tor Bella Monaca si disegnano sempre gli aspetti negativi, mentre ci sono anche molte realtà importanti e tante potenzialità.
Il problema è che parte della popolazione rimane estranea a tutto questo, a causa delle proprie condizioni economiche, sociali e culturali. Anche per questo, recentemente, come Liceo Amaldi ci siamo fatti promotori di un Patto Educativo di Comunità, per mettere in rete scuole, istituzioni e associazioni del territorio

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Vogliamo far vivere la scuola agli studenti anche il pomeriggio e immaginare che siano loro a interagire con i cittadini e magari trasmettere le loro conoscenze e competenze ai più piccoli.
L’istruzione, infatti, deve essere capace di arricchirsi costantemente, essere preparati significa avere gli strumenti perché la conoscenza possa riarticolarsi man mano che ci si trova nel mondo dell’università e del lavoro.
I ragazzi devono essere formati ad essere soggetti attivi e non passivi nella società

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Pietro Gentile - Maestro dell'IC Melissa Bassi

La prima scuola a Roma con aule all’aperto, la Melissa Bassi, e un liceo prestigioso, l’Amaldi, che è anche l’unico oltre il perimetro del Grande Raccordo Anulare.
A dispetto della sua fama, Tor Bella Monaca sperimenta e coltiva bellezza, con l’ambizione di regalarsi un futuro diverso.

Franco Lorenzoni Pedagogista e formatore La scuola da sola non può cambiare il mondo ma può dare un contributo fondamentale

La scuola è decisiva e se è chiusa, pigra e monotona certifica le disparità. È soprattutto per gli strati più poveri e deboli della popolazione che la scuola svolge un ruolo chiave, perché non hanno altro. Se hai una famiglia abbiente, potresti anche non averne bisogno. Se invece la tua famiglia è povera, non hai grandi possibilità di accesso alle conoscenze, alle esperienze, alla formazione. Quindi la scuola da sola non può cambiare il mondo ma può dare un contributo fondamentale

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La scuola deve aprirsi alla città.
Nella testa delle bambine e dei bambini, l’educazione non è legata solo alla scuola.
Gli spazi, ad esempio, contano tantissimo, perché ciascuno è uno stimolo e quindi a spazi diversi corrispondono stimoli diversi. I bambini hanno una reazione molto forte agli spazi, si adattano e li trasformano, entrano in risonanza con il loro immaginario.
Per costruire conoscenza, perciò, bisogna avere più spazi diversificati e anche la possibilità di modellare uno spazio

Ersilia Vaudo Astrofisica, Chief Diversity Officer dell’ESA e fondatrice de Il Cielo Itinerante L’inclusione di tutti nella matematica può innescare una vera rivoluzione

C’è un dato drammaticamente trasversale rivelato da tutte le indagini OCSE: chi viene da contesti di disagio rimarrà sempre fuori dalle scienze e dalla matematica.
È una sorta di determinismo sociale: il punto di partenza determina tutte le traiettorie future. Ecco perché l’inclusione di tutti nella matematica è fondamentale per innescare una vera rivoluzione.
Ma c’è un cambiamento da fare, a cominciare dalla famiglia, dove spesso la matematica è guardata con diffidenza

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La pratica delle materie matematiche dà un senso di empowerment.
Il mondo della matematica è rassicurante quando lo si frequenta e dà un grosso senso di fiducia in se stessi.
Al contrario, chi si sente inadeguato in matematica è più propenso a delegare i ragionamenti complessi, a diffidare degli esperti, a irridere la scienza. La tenuta stessa della democrazia ha bisogno di una consapevolezza e di un’appartenenza del linguaggio della matematica

Per essere rivoluzionaria, la scuola ha bisogno di aprirsi al quartiere e alla città, di accogliere fra le sue mura professionalità diverse per condividere competenze e energie, e al contempo di scendere in strada e di fare della città un’aula per creare cittadini consapevoli.

Gloria Mazzeo e Giulia Festa Educatrici del progetto Tornasole È fondamentale costruire alleanze tra mondo educativo e didattico

I singoli pezzi della comunità educante vanno valorizzati, che si tratti di insegnanti, genitori o educatori. Tutte le realtà informali sono importanti, dall’adulto che ha un certo tipo di competenza perché svolge un mestiere particolare a chi porta avanti attività sportive o culturali, solo per fare alcuni esempi.
Bisogna cercare di far stare tutti dentro la rete, in modo consapevole, e promuovere un’alleanza tra mondo educativo e didattico

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A scuola, i problemi si creano quando, per vari motivi, manca la partecipazione attiva.
In quartieri come Tor Bella Monaca pesano la mancanza di stimoli e diversi fattori ambientali, sociali e familiari.
Per questo c’è bisogno di innovare la pedagogia. Purtroppo, però, al di là della buona volontà dei docenti, la struttura complessiva si trascina in una tradizione che non risponde più alle esigenze contemporanee

Il teatro è comunità educante, perché da qui si diramano tante attività ma anche perché è un interlocutore importante per le scuole
Roberta Gentili - Scenografa e attrice del Teatro di Tor Bella Monaca

Maria Carosio Volontaria della Comunità di Sant’Egidio Nella vita è importante incontrare qualcuno che ti dia fiducia

In un quartiere come questo è importante fornire un’alternativa che non sia solo economica e di lavoro ma anche umana. L’obiettivo è che i bambini che vivono situazioni difficili, fin da piccoli, possano confrontarsi con un modello umano diverso. Nella vita è importante incontrare qualcuno che ti dia fiducia, che speri in te. In fondo è questo il lavoro di tutti gli educatori.

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Come comunità di Sant’Egidio abbiamo immaginato che potessero diventare fulcro del cambiamento del quartiere proprio coloro che di solito sono messi ai margini della società, cioè i disabili, che qui sono presenti in percentuale molto alta. Da qui è nata l’idea di dedicargli un luogo dove potessero socializzare a creare ma anche uno spazio espositivo aperto all’incontro.

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Pietro Marchiori - Educatore e giocoliere

Agnese Vannozzi Vicepresidente dell'Associazione 21 luglio C’è bisogno di coltivare e far emergere competenze, desideri e potenzialità

Quando si parla di marginalità si fa di solito riferimento a una condizione di povertà, di esclusione sociale e di incertezza che modifica le aspirazioni individuali e collettive. Una delle nostre riflessioni sul contesto di Tor Bella Monaca è legata proprio alla capacità di aspirare di cui parla l’antropologo Appadurai. Una capacità che risulta più carente nei contesti di deprivazione sociale, in cui le persone hanno avuto meno occasioni di esercitarla. Sono le aspirazioni a permettere di attribuire senso al futuro, di prefigurarlo.

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Trattandosi di una capacità, che quindi si manifesta solo quando ha la possibilità di essere praticata, la capacità di aspirare è vincolata alla messa in pratica concreta di progetti di cambiamento. Le nostre attività al Polo ex Fienile partono da queste considerazioni. Con il nostro lavoro, cerchiamo di far emergere e coltivare competenze, desideri e potenzialità, di cui ogni persona è portatrice, per favorirne l’immaginazione e la pensabilità del futuro come strumenti essenziali di riscatto dall’esclusione sociale e di esercizio della cittadinanza

Anno dopo anno, le lacune lasciate dalle istituzioni sono state colmate, come possibile, da un numero crescente di realtà educative e sociali, che, non senza difficoltà, hanno moltiplicato gli spazi e i servizi a disposizione dei cittadini.

Claudia Massaro e Pamela Caprioli Operatrici di Piano Terra e responsabili dell’Aula Vicina A Tor Bella Monaca c’è un villaggio da ricostruire

C’è un proverbio africano che dice che per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio, ma qui è proprio il villaggio che manca, perché c’è disgregazione sociale. Questa è una periferia in cui si incontrano pezzi di altri villaggi arrivati qui per motivi diversi, come le migrazioni e la povertà. Negli anni, c’è stato un impoverimento dei servizi, come asili nido o consultori e ora c’è il privato sociale che tenta di contribuire a ricostruire quel villaggio

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La maternità a Tor Bella Monaca è un tema complesso, perché si fanno figli anche molto presto. In un contesto del genere, diventare madre ti definisce, ti dà un ruolo sociale, è un atto di potere che ti permette di ottenere riconoscimento sociale. A volte assistiamo a vere e proprie inversioni di ruoli: ci sono bambini che sono dei piccoli adulti, si prendono cura delle mamme ma non sanno giocare e non accedono alla fantasia

Qui ci sono ragazzi che hanno una voglia matta di essere in relazione, che hanno bisogno di essere visti e ascoltati
Noemi Dicorato e Michela Balmas - Educatrici Periphery Organizing

Marco Genovese Attivista di Libera In questo territorio ci sono esperienze gigantesche di resistenza

La violenza della criminalità organizzata è un elemento innegabile a Tor Bella Monaca. A volte è più esplicita, a volte è nascosta ma comunque c’è. Ed è una dinamica che purtroppo si riproduce anche perché questo è un quartiere dove la capacità di generare qualcosa di diverso è limitata, perché mancano interventi ampi, strutturati e continuativi. E questo è drammatico soprattutto per i ragazzi, perché ne condiziona l’esistenza fin da piccoli.

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Eppure, questo è anche un territorio in cui ci sono cose bellissime, delle esperienze gigantesche di autorganizzazione e di impegno che rispondono spontaneamente e in modo eccellente a bisogni come quello di un’istruzione di qualità. Una capacità di resistenza che è stata poco aiutata e che invece merita di essere vista.

Sotto la scorza irregolare di Tor Bella Monaca, dunque, c’è una rete fitta di relazioni e presenze che è punto di riferimento imprescindibile per le tante famiglie che scelgono di stare e restare nel quartiere.

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Luca Poffio - Operatore Socio-sanitario

Simona La Torre Abitante dell’R8 Il quartiere è nostro ed è importante prendersene cura

Chi può va via da Tor Bella Monaca. Quando hai un bambino pensi anche al suo domani e qui purtroppo ne abbiamo viste troppe di persone che si sono perse. Di spazi sociali ce ne sono molti, ma siamo sempre gli stessi a frequentarli, perché molti genitori scelgono di portare i figli da altre parti, non gli fanno vivere il quartiere, e questo è un peccato, perché invece dovrebbero emergere proprio loro

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Emergere, secondo me, significa anche riappropriarci di spazi pubblico come Largo Mengaroni, come stiamo facendo da qualche tempo. Siamo un piccolo gruppo di cittadini, e ci occupiamo di cambiare i sacchi della spazzatura, togliere l’immondizia da terra, curare alcuni alberi. Ci teniamo molto a mantenere la piazza pulita, perché è nostra, ci giocano i bambini, ci portiamo i cani, ci passeggiamo.

Alla gente gli devi dare degli spazi per socializzare, non ci possono stare solo i bar e i centri commerciali
Luigino De Rossi - Ciclofficina La Gabbia

Eleonora Santini Volontaria Casa di Alice e abitante dell’R5 Qui c’è bisogno di luoghi di aggregazione e servizi per le famiglie

Io sono nata e cresciuta a Tor Bella Monaca, e credo che ci morirò. Questo è un quartiere che attraversa continui alti e bassi. Oggi purtroppo ci siamo fatti un pessimo nome, ma le cose succedono anche altrove.

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Certo, i problemi ci sono. Ad esempio, mancano i luoghi di aggregazione. Per questo, noi mamme dell’R5 ci siamo battute perché il lavatoio dove adesso c’è la Casa di Alice restasse una ludoteca. Cerchiamo di dare un servizio a 360 gradi, perché ce n’è molto bisogno qui; penso alle tante mamme che lavorano, che non sanno a chi lasciare i figli, o ai nonni che non sanno dove portare a giocare i nipoti.

Frate Marco - Membro della comunità Francescana di Torre Angela
Christophe Constantin - Artista del collettivo Spazio In Situ
Giovanni Cingolani - Insegnante di pattinaggio artistico su rotelle

La comunità educante è la faccia più autentica di una Tor Bella Monaca che troppo spesso non fa notizia, perché non riempie le pagine di cronaca. Una comunità che da sola è riuscita a fare molto, ad autogestirsi, a lottare per i propri diritti, a modellare spazi, ma che chiede e merita di essere vista e ascoltata, affiancata e supportata.

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